Il trattamento di fine rapporto (TFR) è una somma che il datore di lavoro deve corrispondere al lavoratore alla cessazione del rapporto di lavoro, quale forma di retribuzione differita.
Ai sensi dell’art. 2120 c.c., il TFR matura annualmente in base alla retribuzione percepita e diventa esigibile al momento della cessazione del rapporto, a prescindere dalla causa (dimissioni, licenziamento o pensionamento).
Qual è il termine per corrispondere il T.F.R. al lavoratore?
Il pagamento deve avvenire entro i termini previsti dal contratto collettivo applicabile o, in mancanza, entro un termine ragionevole, generalmente indicato in 30 o 45 giorni.
Nello specifico, il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) dovrebbe essere pagato al dipendente al momento della cessazione del rapporto di lavoro, di solito insieme all’ultima busta paga o entro 30-45 giorni dalla fine del rapporto, salvo diverse disposizioni del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL). Per i dipendenti pubblici, i tempi di liquidazione del TFR (o TFS, Trattamento di Fine Servizio) possono essere più lunghi, anche fino a 24 mesi in caso di pensionamento.
Capita frequentemente, in particolare nelle aziende più piccole o nelle ditte di minori dimensioni, che il datore di lavoro si accordi con il lavoratore per un pagamento del TFR in forma dilazionata ma è importante sottolineare che ciò costituisce un accordo di natura privata, e mai un obbligo per il lavoratore.
Cosa fare se il datore di lavoro si rifiuta di pagare il TFR al lavoratore?
In caso di ritardo ingiustificato, il lavoratore può agire giudizialmente, eventualmente con ricorso per decreto ingiuntivo (per maggiori informazioni clicca qui) per ottenerne il pagamento, con eventuale applicazione di interessi e rivalutazione monetaria e delle spese legali.
Per maggiori informazioni o in caso di ritardo o dubbi sul pagamento del TFR, contatta i nostri Uffici.
